Con il termine “infiltrazione” si intende l’iniezione di farmaci e molecole attive in corrispondenza o nelle immediate vicinanze delle strutture interessate dal processo patologico e dalle quali origina il dolore (radici nervose, faccette articolari tra le vertebre, muscoli, strutture nervose …).
Per massimizzare l’efficacia dei farmaci impiegati, sempre meno spazio oggi è lasciato alle tecniche “alla cieca”, ma si utilizza il supporto ecografico grazie al quale è possibile visualizzare le componenti anatomiche della colonna vertebrale.
I farmaci comunemente usati nella terapia infiltrativa ecoguidata del rachide sono cortisonici, anestetici locali e ozono.
Per limitare il rischio di sanguinamenti ed ematomi, viene richiesto al paziente di interrompere eventuali terapie anticoagulanti 1 settimana prima della procedura.
Le infiltrazioni ecoguidate vengono fatte con materiale monouso e seguendo le norme di sterilità.
Il paziente viene fatto stendere sul lettino in una posizione che faciliti l’accesso alla struttura bersaglio (prono o sul fianco) e, dopo una iniezione di anestetico locale, si procede all’infiltrazione vera e propria.
Durante tutta la procedura vengono costantemente monitorati frequenza cardiaca e quantità di ossigeno nel sangue.
Una volta terminata l’infiltrazione ecoguidata, e dopo essersi accertati che il paziente stia bene, non abbia formicolii o deficit di forza (possibili effetti dell’anestetico locale che scompaiono in pochi minuti), questi può alzarsi e tornare a casa, dove riprenderà le sue normali abitudini evitando magari di eccedere con l’attività fisica.
Nelle ore successive e per qualche giorno dopo l’infiltrazione è possibile, anche se non frequente, avvertire un dolore nel sito dell’iniezione dovuto al traumatismo dell’ago attraverso i tessuti e presentare un piccolo ematoma.
Subito dopo l’infiltrazione non è raro che si avverta una immediata attenuazione del dolore: questo effetto è transitorio e dovuto all’anestetico locale, mentre il beneficio vero e proprio è possibile sopraggiunga anche dopo 24-48 ore, nel caso si abbia utilizzato un cortisone a lento rilascio.
Una menzione a parte merita la terapia infiltrativa per via peridurale selettiva.
In casi selezionati, infatti, può trovare indicazione la somministrazione di farmaci (anestetici locali e cortisonici) all’interno dello spazio peridurale in corrispondenza dell’origine della radice nervosa infiammata.