Con il termine peridurolisi (o lisi delle aderenze per via peridurale) intendiamo la procedura di somministrazione di una miscela di farmaci (mix di ialuronidasi, cortisone a lento rilascio, anestetico locale e soluzione fisiologica) nello spazio peridurale, al fine di ottenere uno “sbrigliamento” della o delle radici nervose compresse in seguito ad un pregresso intervento sul rachide o da aderenze formatesi in seguito a patologie infiammatorie o degenerative (ernie discali, stenosi…).
Le aderenze cicatriziali contribuiscono infatti al mantenimento del dolore radicolare, stirando o comprimendo le radici nervose.
La procedura si svolge in sala operatoria con tecnica sterile e sotto controllo radiografico con il paziente posizionato prono sul letto curvo.
In seguito ad anestesia locale, viene posizionato l’apposito ago a livello dello iato sacrale, attraverso il quale viene fatto quindi passare il catetere che servirà alla somministrazione dei farmaci.
Per essere sicuri di agire sulla radice causa di dolore, è possibile stimolarla elettricamente, così da far percepire al paziente un formicolio nella zona corrispondente.
Dopo la procedura il paziente viene spostato sulla barella e, in assenza di effetti avversi, viene riportato in reparto.
Il catetere è rimosso in terza giornata in modo da poter ripetere la somministrazione di ialuronidasi e cortisone altre due volte.
È possibile che il paziente avverta per qualche giorno un dolore nel punto di inserimento dell’ago, che andrà però ad attenuarsi spontaneamente.
Il beneficio della peridurolisi comparirà gradualmente dal giorno successivo all’intervento fino al trentesimo e si protrarrà a seconda della gravità del quadro clinico per 3-6 mesi.
La metodica potrà essere ripetuta dopo almeno tre mesi.
Per ridurre al minimo il rischio di sanguinamento, in caso si stia assumendo terapia anticoagulante o antiaggregante, questa deve essere sospesa una settimana prima dell’intervento e sostituita, se necessario, da iniezioni sottocutanee di eparina.